PERCHE’ NON ARRIVA?

 

Paola e Valerio si conoscono dagli anni del liceo. Dopo aver completato il ciclo di studi e patito la frustrazione di non aver potuto fare proprio quello che avevano desiderato fin da ragazzi, hanno trovato un lavoro e preso una delle decisioni più importanti della loro vita: vivere insieme e mettere su famiglia. Un po’ con i proventi del proprio impiego, un altro po’ con l’aiuto dei genitori, che serve sempre, hanno affittato una piccola casa, certo non al centro, ma accogliente e arredata con gusto. Il desiderio di avere un bimbo fa presto ad affacciarsi nella loro nuova vita. Ma passano i mesi e….. niente. Non succede niente. All’inizio non ci facevano caso più di tanto, ma ora ogni mese, all’arrivo di ogni ciclo mestruale, un senso di delusione comincia a farsi strada. Certo, all’inizio i rapporti non erano mirati alla ricerca di una gravidanza, non stavano certo lì a farsi i conti dei giorni. Ma da un po’ di tempo Paola, su consiglio di un’amica e dopo aver consultato qualche forum in rete, ha iniziato ad utilizzare quegli stick che indicano i giorni fertili attraverso le urine. Valerio sta al gioco e fa finta di non accorgersi che Valeria, in alcuni giorni del mese, in quei giorni, è più desiderosa di fare l’amore. Anche tutti i giorni, se il tempo e gli impegni lo permettono.

Un mese, due mesi, tre mesi. Ancora niente. Passa un anno. Cosa c’è che non va? L’amica è appena uscita incinta il mese scorso. La cugina, (incredibile!) un solo rapporto non protetto per errore e ha fatto due gemelli. Due splendidi gemelli. Ma che succede? Possibile che moltitudini di bambini di ogni età, anche neonati, appaiano ovunque intorno, e a loro ancora niente?

Le domande dei genitori, degli amici, a volte velate, talvolta proprio sfacciate “e voi? quando vi decidete a fare un figlio?” “e allora? niente ancora?….” iniziano a infastidirli e non fanno altro che accrescere l’ansia e la paura che ci sia qualcosa che proprio non funziona.

Basta. Inutile stare lì a piangersi addosso. Si va dal ginecologo. Quello di mamma, che è bravo e ha fatto nascere proprio Paola. Sono passati trent’anni ormai, ma va bene così. Il dottore visita Paola, le prescrive delle vitamine e la rassicura sul fatto che è sana come un pesce, che deve aver pazienza, che al momento opportuno il bambino arriverà.

Da una parte rassicurati dalle parole del dottore, dall’altra dalla convinzione che non sia normale attendere tanto tempo per avere un bimbo, Paola e Valerio tornano alla loro vita più confusi di prima. E non hanno tutti i torti.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’ha definita una patologia: infertilità.

Con questo termine s’intende il mancato raggiungimento della gravidanza dopo 12 mesi di rapporti tendenti alla fecondazione, frequenti, non protetti e possibilmente mirati.

Secondo le ultime stime ISTAT, solo in Italia le coppie infertili sono ogni anno tra le 60.000 e le 80.000, rappresentando all’incirca il 20-25% delle 300.000 nuove unioni. Un dato confermato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che attesta il fenomeno in circa il 15-20% di coppie nei paesi industriali avanzati.

 

Ma i casi non sono tutti uguali, esiste un’ampia variabilità tra le coppie. Fin dal 2002 alcuni specialisti (Evers et al.) avevano effettuato una suddivisione delle coppie in rapporto al loro grado di fertilità distinguendo i seguenti gruppi:

Superfertili (coppie in cui si ha il raggiungimento della gravidanza entro 6 mesi nel 100% dei casi), normalmente fertili (entro 24 mesi nel 100%), moderatamente subfertili, severamente subfertili, infertili (coppie in cui non si ha mai il raggiungimento della gravidanza).

Già da questa classificazione è quindi evidente come quanto più lunga sia la storia d’infertilità, tanto maggiore sia la gravità della situazione. C’è da dire però che, in proporzione, il numero di coppie infertili è piuttosto basso. La maggioranza delle coppie rientra nel gruppo della subfertilità, che è quella condizione in cui alcuni fattori, per lo più individuabili e correggibili, rendono difficoltoso o improbabile il concepimento.

Ma, quanto è “facile” avere un bambino? Nelle coppie normalmente fertili la percentuale di gravidanza in un rapporto fertile è solo del 20%. Ciò fa capire come di per sé la specie umana sia nel complesso una specie a basso tasso di fertilità.

Ma quali sono i principali fattori che portano all’infertilità? E questa da chi dipende di più, da lui o da lei? Dagli ultimi dati, le cose stanno così:

  • In circa il 25% dei casi dipende da lei (infertilità femminile) e in circa il 25% da lui (infertilità maschile);
  • Un’altra fetta (circa 2 casi su 10) è causata da problemi di entrambi (infertilità di coppia):
  • Un’altra fetta (circa 3 casi su 10) è senza una causa apparente (infertilità inspiegata).

In quale fetta rientra il caso di Paola e Valerio? Questa è la prima sfida per il ginecologo che si occupa d’infertilità di coppia. Una prima sfida importante, perché dalla correttezza dell’iter diagnostico dipenderà tutta la successiva fase terapeutica. E dalle terapie dipendono i risultati. L’obiettivo finale è dare ad una coppia “normale”, ma spesso ansiosa, stressata e male informata, la gioia di stringere il proprio figlio tra le braccia.

Il percorso inizia subito, ritrovando un clima di serenità e di fiducia, adottando stili di vita corretti, sottoponendosi a pochi ma indispensabili esami clinici, eliminando pian piano tutti quegli ostacoli che rendono difficile il concepimento di quella nuova vita, da tanto tempo attesa e desiderata.

 

 

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