HO DECISO: VADO DAL GINECOLOGO!

 

Elena entra in ambulatorio insieme a un’amica, sua coetanea. Quella che, alla fine, l’ha convinta. Erano già alcune settimane che ne parlavano fuori al liceo. Poiché Elena le aveva confidato di soffrire di alcuni fastidi intimi, aveva già cercato di spiegarle che forse era arrivato il momento di parlarne con uno specialista. Le avrebbe fatto bene e le avrebbe fornito più risposte di quante avrebbe potuto fornirgliene lei. Ma inizialmente, solo al pensiero, Elena era terrorizzata, e soprattutto aveva troppa vergogna. “E che dovrei fare? Dovrei spogliarmi davanti a uno sconosciuto? Ma non esiste proprio!”. Col passare dei giorni, però, i fastidi erano diventati un po’ più intensi. Così, presa la decisione, e fissato l’appuntamento tramite l’amica del cuore, arriva da me con aria visibilmente agitata. Le faccio accomodare e iniziamo a parlare del più e del meno. Chiarisco subito un paio di concetti fondamentali. Primo, ciò che mi dirà rimarrà un nostro segreto. Le spiego che, a quasi diciotto anni, nulla sarà rivelato della sua sfera privata senza il suo consenso. Secondo, potrà sempre contare sui miei consigli per ogni evenienza futura, e chiamarmi direttamente. Cerco di instaurare un senso di “protezione”. Vedo che le pieghe del suo viso cominciano pian piano a distendersi, le mani a tremare meno.

Iniziamo a fare un po’ di storia clinica, quella che, in gergo medico, viene definita anàmnesi. A che età ha avuto la prima mestruazione (“ero in seconda media”), se i cicli sono regolari (“più o meno ogni mese, ma quest’estate mi è arrivato con dieci giorni di ritardo”), se ha avuto malattie importanti, allergie, se assume farmaci, eccetera. Le chiedo quando sono iniziati i primi disturbi che l’hanno portata da me (“circa tre mesi fa”), se ha già effettuato qualche trattamento (“ho usato un sapone e una crema che mi ha dato il farmacista, ma non è cambiato granché”). Poi scendiamo un po’ più in profondità: quando ha avuto il primo rapporto sessuale (“da più di un anno”), con quanti ragazzi è stata a letto (“tre, ma i primi due sono stati rapporti brevi, con l’ultimo sto da sei mesi”), se e quali metodi contraccettivi ha utilizzato (“qualche volta il preservativo”). Ciò mi da lo spunto per inserire uno dei due argomenti principali da trattare generalmente nel corso di un primo consulto ginecologico. Il primo è la contraccezione: quali sono i metodi che esistono, quali sono i pro e i contro per ciascuno di essi, quali conosce e di quali invece vorrebbe approfondirne le caratteristiche. Il secondo è la trasmissione delle malattie infettive per via sessuale: quali sono, come si manifestano, come si prevengono.

Ascolto le sue preoccupazioni, che a diciassette anni non sono certamente quelle di andare incontro improvvisamente ad una gravidanza indesiderata o, magari, contrarre una malattia infettiva virale, con tutte le inevitabili conseguenze che ciò comporterebbe. No, a diciassette anni la preoccupazione è che “la pillola contraccettiva fa ingrassare e fa venire il tumore al seno”! Spiego che non è affatto così. “Ma l’ho anche letto sui forum…!” mi fa, ed io “Leggere i commenti sui forum è un po’ come stare nella sala d’attesa del parrucchiere o in fila alle poste. Si sentono tante opinioni che quasi sempre sono campate in aria, senza alcuna base scientifica. Se mi porti un parere scritto da un medico allora possiamo cominciare a discuterne”…. Sorride, ed io incalzo. “La pillola contraccettiva non fa ingrassare. La pasta, il pane, le pizze, i dolci e i gelati, le bibite zuccherate fanno ingrassare. La pillola, al massimo, può provocare una temporanea ritenzione idrica (maggiore accumulo di liquidi nei tessuti) che si riduce con la regolarità dell’assunzione e man mano che l’organismo si adatta al nuovo regime ormonale”. Mi osserva col suo sguardo a metà tra lo stupore e l’incredulità. Le spiego come all’estero, nel resto d’Europa, la percentuale di donne che utilizzano la contraccezione ormonale è altissima rispetto alla bassa percentuale di donne italiane. Insisto. “In realtà noi ginecologi suggeriamo alle donne della tua età la cosiddetta ‘doppia contraccezione’: pillola-preservativo. In tal modo sei protetta non solo da eventuali gravidanze inaspettate, ma anche dalle Malattie Sessualmente Trasmesse che non sono solo causate da virus come l’Epatite, l’AIDS e l’HPV, ma anche la Clamidia, il Micoplasma, il Trichomonas, ecc. che sono molto più frequenti di quanto uno possa immaginare”. Do l’impressione di essere un po’ allarmista, ma ho visto troppe ragazze rovinate da patologie piuttosto facilmente prevenibili. Molte di queste tendono a cronicizzare, altre aumentano il rischio di malattie tumorali della sfera genitale. Ovviamente questa sorta di allarmismo è finalizzato al convincimento che bisogna attivarsi e non attendere passivamente che le sventure accadano. E il genitore di ogni adolescente sa che a quell’età i ragazzi sono pervasi quasi da un senso di onnipotenza e dalla certezza che i guai capitano sempre agli altri!

È il momento della visita ginecologica vera e propria. Spiego ad Elena a cosa serve, in quanti tempi si svolge e quali strumenti dovrò utilizzare nel corso dell’esame. Arrossisce visibilmente. L’amica la incoraggia. Le mostro lo speculum (quello strumento di plastica che si introduce in vagina per evidenziarne le pareti e visualizzare la portio, cioè quella parte del collo dell’utero che si affaccia sul fondo della vagina, dove si effettua anche il prelievo per il pap-test, e che è impossibile visualizzare senza) ed il suo funzionamento. La invito a disporsi sul lettino in maniera corretta e a rilassare i muscoli addominali inevitabilmente contratti, come a difendersi da un’intrusione (ed è innegabile che la visita ginecologica lo sia). Durante la visita le rivolgo qualche altra domanda, anche per spostare la sua attenzione altrove. Durante l’ecografia appronto una rapida lezione di anatomia e le mostro l’utero, l’endometrio, la vescica, le ovaie, l’intestino. Sembra interessata e anche un po’ meravigliata. Procede tutto bene. Adesso è già meno tesa, più collaborativa.

La vista termina. La invito ad alzarsi e a rivestirsi. Mi complimento per come è riuscita a superare questo difficile esame meglio di tante altre persone. Adesso sorride più apertamente e tira un sospiro di sollievo. L’amica ride “Hai visto che ce l’hai fatta”, ed Elena “Pensavo peggio…”. Completo la refertazione ed illustro la terapia. L’atmosfera ora è più rilassata. Le lascio il mio biglietto da visita e le do appuntamento al mese successivo, dopo la cura. Anche per effettuare il suo primo pap-test. Una stretta di mano e accompagno Elena e il suo angelo custode alla porta. È andata….. la prima visita ginecologica, meno male, è andata!

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